Corriere d'Informazione - 09 gennaio 1963
- nmkstudio
- 9 gen 1963
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9 gennaio 1963: Galante Garrone entra nel dibattito intorno al monopolio televisivo con un articolo intitolato "TV e libertà". Dopo aver esposto le tesi anti-monopoliste - sintetizzate nella formula "basterebbe girare un bottone per avere la stesa libertà del cittadino che sceglie all'edicola il giornale che gli piace di più" - Galante Garrone afferma che, in realtà, il problema non è così semplice. "Prima di tutto, una sentenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto (secondo noi, giustamente) che il monopolio statale dei servizi radiotelevisivi non contraddice alla costituzione". Poi, dopo aver suggerito che la maggior correttezza costituzionale suggerirebbe la trasformazione della Rai in ente pubblico (così sa sottoporre i bilanci alla Corte dei Conti), prosegue: "Quand'anche fosse abolito il monopolio radiotelevisivo, e cioè esistessero, a fianco dell'ente concessionario, altri enti privati, il problema delle garanzie di libertà per tutti non verrebbe affatto risolto, ma soltanto spostato. Il confronto con la libertà della stampa non regge. Le bande o fasce di frequenza disponibili sono, come tutti sanno, e per precisi accordi internazionali, limitatissime. In suolo di un monopolio, si avrebbe inevitabilmente un 'duopolio' o u 'oligopolio'. Accanto all'ente concessionario dello Stato, sorgerebbero così alcuni potentissimi 'gruppi di pressione', ovviamente legatui a interessi particolari" (La Stampa 9/1/63). Il tema del monopolio della Rai, dunque, continua a essere di grande attualità anche dopo un anno e mezzo dalla sentenza della corte costituzionale che lo aveva legittimato. A dimostrazione c'è un'inchiesta pubblicata dal Corriere d'Informazione in cui, a dieci anni dall'inizio del servizio sperimentale, si avanzano tre possibili soluzioni ai "mali della Rai": "La prima - scrive Gino Fantin - è la riforma della Rai-Tv con un effettivo sganciamento dell'azienda dal governo (qualunque sia) in carica attraverso una modifica del meccanismo delle nomine al vertice e l'instaurazione di reali controlli. La seconda è l'autorizzazione a una o più TV indipendenti accanto a quella statale (tipo Inghilterra), la terza la completa liberalizzazione dei canali televisivi (come per i giornali). Ricordiamo subito: la sentenza della Corte Costituzionale non ha affatto chiuso il discorso su una televisione libera e concorrenziale in Italia; il verdetto ha semplicemente stabilito che l'esclusiva accordata dal governo alla Rai-Tv non contrasta con la Costituzione; ma la stessa corte non ha escluso che, in una futura legislazione, sia assicurata ad ogni manifestazione del pensiero la possibilità di utile e adeguata diffusione nei limiti della disponibilità di tempo e di bene (i canali e le onde esistenti). Nulla pertanto vieta che il Parlamento, spontaneamente o su iniziativa del governo, proceda a una revisione legislativa in materia"
Corriere d'Informazione - 09 gennaio 1963
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