10 gennaio 1963: Il Corriere d'Informazione prosegue la sua campagna con la pubblicazione di un "referendum nel mondo della cultura" intitolato "Sentenza: la TV cambi e subito". Agli intervistati quotidiano milanese del pomeriggio sottopone due domande: 1) Dopo dieci anni di esperienza televisiva, ritiene o no opportuna una revisione dell'attuale sistema di gestione della telediffusione? 2) In caso affermativo, quale strada ritiene preferibile: la riforma dei criteri per sganciare al massimo la TV dall'autorità del governo in carica oppure un riesame per l'istituzione anche in Italia di una "televisione libera" accanto a una televisione di Stato? Tra le varie risposte, Indro Montanelli dichiara: "In nome dei miei 'principii' dovrei reclamare una televisione libera. Ma in nome della mia esperienza ci rinunzio perchè capisco che una TV libera, in Italia, farebbe concorrenza a quella di Stato solo in vista di un successo di massa, cioè cercando di batterla sul peggio invece che sul meglio". Che la TV resti allo stato, suggerisce Montanelli, ma organizzata in modo da godere al tempo stesso di una larga autonomia. Di diverso avviso Giorgio Strehler che, dopo aver auspicato una TV di Stato alle dipendenze del ministero dello Spettacolo, obiettiva ed imparziale, dichiara: "Una gestione privata, uno o più servizi televisivi privati devono essere ammessi. Come è ammessa dalla Costituzione la libertà di stampa, informazione e spettacolo". Questo invece il parere di Paolo Grassi, allora direttore del Piccolo Teatro di Milano: "Se fosse possibile riuscire ad ottenere un reale sganciamento della TV dal governo e dai gruppi di pressione ufficiali o ufficiosi che ci sono in Italia, credo tutto sommato che varrebbe la pena di difendere una TV statale o parastatale; laddove ciò non potesse verificarsi (e mi pare difficile che possa verificarsi) credo che una o più televisioni libere accanto alla televisione di Stato potrebbero creare delle alternative tutto sommato utili". Particolarmente efficace e divertente l'opinione di Achille Campanile, scrittore e, per lungo periodo, geniale e caustico critico televisivo dell'Europeo: "L'ideale sarebbe la TV libera. Da che esiste la TV non può esserci democrazia senza la TV libera. Senza la TV libera, la libertà di stampa e perfino la democrazia diventano illusorie. Se la sentenza della Corte Costituzionale vieta per ora di avere in Italia la TV libera, bisognerebbe almeno che il monopolio statale si intendesse come monopolio del mezzo e non del contenuto. La TV dovrebbe disinteressarsi totalmente di quello che viene trasmesso, ma gestire soltanto il mezzo tecnico per trasmettere. Mezzo che dovrebbe essere a disposizione di tutti, sia pure noleggiandolo. Così come lo stesso ministero delle poste e telegrafi, da cui la TV dipende, ha il monopolio della distribuzione delle lettere e dei telegrammi ma si disinteressa totalmente dal controllarne il contenuto" (Corriere d'Informazione 10/1/63). Il giorno dopo ancora un'ampia raccolta di opinioni. Eugenio Montale dice: "Il monopolio statale della TV è un'indecenza; la TV libera non sarebbe meno indecente. Ma tra le due indecenze la più grave è la prima, appunto perchè 'statale', anzi, peggio, governativa. I rimedi ci potrebbero forse essere, ma ne dubito. Se la televisione non fosse strumento di stupidaggine non avrebbe avuto alcuna fortuna". Per Edilio Rusconi "non è opportuno, almeno per il momento, istituire in Italia stazioni private di televisione, a causa dei facili abusi politici che ne deriverebbero e del pericolo di ulteriore aumento della confusione pubblica"
Corriere d'Informazione - 11 gennaio 1963
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