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giugno 1961

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giugno 1961: In un articolo pubblicato sulla Rivista Pirelli, lo storico e giurista Arturo Carlo Jemolo affronta l tema del monopolio della televisione. "Qui si pone subito la distinzione tra i monopolio dell'esercizio del mezzo di diffusione del pensiero e quello del contenuto di questa diffusione (che, grosso modo, sarebbe la distinzione tra monopolio delle ferrovie e potere che lo stato pretendesse riservarsi, di stabilire chi possa o meno usare delle strade ferrate). Ossia, se lo Stato ha il monopolio degl'impianti e dei cosiddetti 'canali' - ma c'è poi un sistema legislativo per cui nei limiti del possibile, passando cioè attraverso certe scelte e certi controlli, ogni cittadino può accedere alla televisione come autore - potrà parlarsi di un monopolio dell'impresa statale, ma non di privazione inflitta ai cittadini di un mezzo per la diffusione delle loro idee". In sostanza, Jemolo afferma qui la differenza tra il "monopolio del mezzo materiale" e il "monopolio delle idee", facendo riferimento alla sentenza del luglio '60 in cui la Corte costituzionale ha ammesso il monopolio statale sulla TV in quanto non contrasta con l'art.21 della Costituzione. Inoltre ritiene che la questione non si possa eludere attraverso controlli parlamentari o altri organi "volti ad assicurare l'imparzialità". Perché "quando pure questi organi esistessero o funzionassero (...) non potrebbero mai spingersi oltre all'impedire le faziosità". Cioè non potrebbero mai "sostituirsi a chi forma il programma", l'unico in grado di "chiudere la porta" a questa o a quella influenza. Il problema è dunque arrivato al nodo centrale: "Quando c'è un unico organo che forma insindacabilmente i programmi, e che può respingere richieste e proposte senza che ci sia una possibilità di ricorso, è fatale che la televisione (come la radio) assuma una data connotazione, un dato colore o tendenza: che normalmente sarà quella del partito al potere". E poi, più avanti, Jemolo prosegue facendo riferimento ancora alla sentenza del '60, e in particolar modo alla motivazione tecnica (mancanza di canali sufficienti) posta come giustificazione di fatto del monopolio:"Se e dove è possibile avere molteplicità di radio e televisioni (non mi addentro nel problema che esige cognizioni tecniche che a me mancano: so solo che vi sono Paesi che hanno la pluralità e altri che hanno l'unica televisione o l'unica radio), evidentemente questo è il miglior modo per consentire che il mezzo di diffusione sia a disposizione delle tendenze più diverse"

Rivista Pirelli - maggio-giugno 1961 - Arturo Carlo Jemolo:"Monopolio e libertà"

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