9 gennaio 1960: Arturo Gismondi sull'Unità affronta il problema del monopolio televisivo. Il monopolio statale della televisione - scrive - pone i produttori di cultura nelle mani di una burocrazia autoritaria e intollerante. Questo argomento viene sottolineato dai fautori della TV commerciale. L'esistenza di una TV privata costituirebbe indubbiamente un correttivo e un sollievo "all'attuale e intollerabile situazione". Ma secondo Gismondi il problema non muterebbe nella sostanza perchè il nocciolo della questione è nel rapporto tra mezzi d'informazione (produttori di cultura ed idee) e società. E, visto che i costi d'impianto e di gestione della TV sono altissimi, non tutti avrebbero la possibilità di competere in questo campo. Ecco dunque che "la libertà indiscriminata nelle radio e telediffusioni offrirebbe solo a pochi e fortissimi gruppi economici la possibilità di profittarne". La questione centrale secondo Gismondi, è quella di garantire un controllo democratico della Rai, " un problema di tutta la società italiana". L'attuale politica dell'ente pubblico tende viceversa ad allinearsi con quella dei monopoli privati, favorendo gli interessi dell'industria privata nei settori produttivi (apparecchi TV e pezzi di ricambio per gli impianti), cinematografici, , discografici e in quello più importante della produzione e circolazione delle idee. Gismondi ricorda la proposta formulata dal PCI per garantire democraticità alla Rai (vedi 19 marzo 1959) e riporta l'iniziativa dell'Arci che propone un referendum popolare sulla Rai.
L'Unità - 09 gennaio 1960
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