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Oltre alle tv anche il telecomando diventa “smart”

nmkstudio

L’Agcom lavora sulle “icone” degli editori in home page e sul mantenimento comunque dei “vecchi” tasti -


C’era un tempo in cui si sbracciava (e si pagavano assegni con molti zero per le frequenze) per stare nei primi nove tasti del telecomando. Ci si garantiva una rendita di posizione e quindi maggiore visibilità, maggiori ascolti e sostanziose entrate pubblicitarie. Ora, con l’avvento delle smart tv (in Italia se stimano quasi venti milioni su un parco totale di 43 milioni di televisori), tutto potrebbe non servire più con la scomparsa dai telecomandi dei numeri e l’avvento dell’home page e dei tastoni col brand di questo o quel broadcaster.


Proprio per evitarlo, l'Agcom ha avviato una consultazione pubblica (30 giorni) su linee guida e prescrizioni regolamentari per garantire la “prominence” dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale. In pratica si suggerisce l'introduzione di un'icona ad hoc, immediatamente visibile nella home page dei dispositivi. Una volta entrati nella pagina saranno visibili: una icona per ciascuno degli editori delle televisioni generaliste a partire dal servizio pubblico (Rai, Mediaset, La7, Sky e Discovery); un'icona per le televisioni locali; un'icona dedicata alle radio nazionali; altre icone che potranno raggruppare i canali tematici. Gli altri editori, che intendono essere qualificati come “servizi di interesse generale”, dovranno presentare richiesta all'Autorità.


Il testo messo in consultazione prevede anche che il sistema di numerazione automatica sia installato su tutti i televisori di nuova generazione e che almeno uno dei telecomandi forniti congiuntamente a un dispositivo presenti i tasti numerici che consentono di accedere ai canali della televisione digitale terrestre. Tali canali devono, inoltre, essere accessibili tramite un riquadro o icona presente nella prima finestra delle home page. Un modo - spiega l'Autorità – “per garantire che determinati servizi e contenuti siano immediatamente accessibili agli utenti, pur continuando ad assicurare libertà di scelta”. Una rete di protezione, pensata a Bruxelles, per tutelare in ogni paese la tv tradizionale (a partire dal servizio pubblico) dall’avvento dei giganti dello streaming.

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