16 novembre 1968: In un articolo apparso su Settimana Radio-Tv, vengono riportate sinteticamente le posizioni dei partiti circa la riforma della Rai. Per il PCI c'è un solo modo per riformare l'ente. Ricorrere alla democrazia diretta, chiamando gli abbonati a decidere in che modo debba funzionare e chi debba gestirlo. La riforma deve essere radicale: controllo del Parlamento; affrontare il problema di tutto il corso della programmazione; proporre forme di partecipazione degli abbonati alla vita dell'ente; decentrare l'organismo e inquadrarlo nelle regioni. Per il PSI la Rai va riformata in senso democratico. L'azienda non deve essere più chiusa alle diverse correnti culturali che animano il paese. I socialisti propendono per la creazione di un organo di garanzia, composto da uomini di assoluto prestigio. Anche i repubblicani auspicano una riforma. Ma per procedere in questa direzione, occorre conoscere a fondo la situazione interna dell'ente sia sotto il profilo della gestione, sia sotto quello programmatico e di indirizzo complessivo. Per la DC, l'unico modo per garantire l'imparzialità dell'ente è quello di garantire l'autonomia, l'indipendenza e la sicurezza dei giornalisti che vi lavorano. E questo lo può fare solo il Parlamento. I liberali intervengono sul problema per bocca di Aldo Bozzi che ripete le proposte riportate nelle pagine precedenti (vedi 13 ottobre 1967). Ma Bozzi riafferma ancora un altro concetto, del quale i liberali si fanno portabandiera: rompere il monopolio della Rai, affidare a soggetti privati che abbiano tutti i requisiti richiesti, le concessioni necessarie per trasmettere programmi televisivi.
Settimana Radio-Tv - 16 novembre 1968
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