13 novembre 1955: Epoca pubblica un ventaglio di opinioni sui programmi della TV italiana: "La TV è una serie di possibilità mancate afferma lo psichiatra Dino Origlia - In primo luogo quella di porsi come nuova forma di spettacolo. Poi per quanto riguarda la funzione sociale: in luogo di arricchire la vita morale dello spettatore, ne accresce al contrario la passività e la pigrizia; in luogo di stimolarlo alla riflessione e al dialogo lo trasforma in uno squallido risolutore di quiz. Gli fornisce, nella migliore delle ipotesi, degli scampoli di realtà prefabbricate avvolti in leziosi sacchettini di cellofan". Scrive invece il critico teatrale Ferdinando Palmieri: "So benissimo che chi cura la scelta del repertorio drammatico deve sottostare a troppe limitazioni d'ordine morale e politico, ma mi pare evidente che difficilmente l'attore rende davanti alle telecamere come davanti alla ribalta. Né voglio qualificare, perché inqualificabili, certe sceneggiature, certe riduzioni, certe realizzazioni. E certe riviste". Più secca e decisa, come nel suo stile, la risposta di Leo Longanesi: "Non ho mai assistito a una trasmissione televisiva" (Epoca 13/11/55). Nelle settimane seguenti altri settimanali propongono servizi simili: per Beniamino Gigli la TV "è una scocciatura"
Settimana Radio-Tv - 20-26 novembre 1955
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