15 marzo 1969: Il tema del monopolio televisivo è tutt'altro che dimenticato. Settimana TV, proseguendo nel suo "Processo alla TV. Cosa non funziona nell'ente di stato", fa intervenire a proposito il noto avvocato romano Franco De Cataldo: "Il nostro ordinamento - dice De Cataldo - ha voluto riconoscere il diritto dello stato ad imporre il monopolio radiotelevisivo senza temer conto del fatto che un simile monopolio viola in modo palese quella libertà di espressione del pensiero che la Costituzione garantisce". Seguendo i concetti che hanno ispirato la sentenza, e in particolare quelli relativi alla necessità di non dar vita a oligopoli privati, prosegue il penalista, "si dovrebbero statalizzare e monopolizzare anche i giornali, visto che soltanto pochi individui o imprese possono dar vita a simili pubblicazioni". All'interno dello stesso articolo viene interpellato anche Davide Lajolo, saggista, scrittore e parlamentare del Pci. "Questi lunghi anni di gestione a senso unico - dice tra l'altro l'esponente comunista - hanno dimostrato l'impossibilità di migliorare i programmi senza una legislazione coerente e moderna (...): Solo arrivando ad una organica proposta di riforma di struttura della Rai si può risolvere il problema di fondo". Quanto all'organizzazione dell'ente e alla qualità della programmazione, Lajolo ritiene assurda la scarsezza di mezzi finanziari che la Rai pone come giustificazione: "Il canone ha superato i 6 milioni di abbonati per un totale di 14 milioni tra radio e TV. La Rai ha un gettito pubblicitario elevatissimo per cui non solo ha tutti i mezzi sufficienti per programmi migliori, ma dovrebbe ridurre il canone del 50%"
Settimana TV - 16 marzo 1969
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