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  • Redazione

La "Canna" della discordia

Agcom Archivia il Caso della "Canna" in Rocco Schiavone




In una decisione che ha suscitato interesse e dibattiti, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha ufficialmente chiuso il procedimento contro la Rai per una presunta violazione del Testo Unico dei Media Audiovisivi, segnatamente l'articolo 37, comma due, che riguarda la tutela dei minori. Al centro della controversia c'era una scena specifica della quinta stagione di "Rocco Schiavone", trasmessa il 14 aprile su Rai2, in cui il personaggio principale, interpretato con maestria, invitava altri a consumare marijuana durante una cena.

La scena in questione aveva sollevato preoccupazioni in quanto interpretata da alcuni come un incoraggiamento all'uso di sostanze stupefacenti, un tema delicato e spesso fonte di controversie. Tuttavia, la Rai ha presentato una difesa articolata, sottolineando che il dialogo incriminato derivava direttamente dal libro di Antonio Manzini, autore della serie, e che, per mitigare potenziali interpretazioni negative, era stata aggiunta una sequenza in cui un altro personaggio, il dottor Fumagalli, esprimeva una chiara obiezione all'uso di tali sostanze.


Un altro punto chiave della difesa della Rai è stata la classificazione della serie con il "bollino giallo", un indicatore che suggerisce la visione in presenza di adulti. Questo, secondo la Rai, avrebbe dovuto facilitare i genitori nel loro ruolo educativo, permettendo loro di discutere i contenuti con i minori e, se ritenuto necessario, di cambiare canale.

Dopo un'attenta valutazione, Agcom ha concluso che i contenuti contestati non erano tali da compromettere lo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, portando così all'archiviazione del procedimento. Questa decisione solleva importanti questioni sulla libertà di espressione in ambito televisivo e sul ruolo dei media nella rappresentazione di tematiche adulte in programmi che potrebbero essere accessibili ai minori.


La decisione di Agcom può essere impugnata al Tar del Lazio entro 60 giorni, ma al momento rappresenta un precedente significativo nel delicato equilibrio tra creatività artistica, responsabilità dei media e protezione dei minori. La chiusura di questo caso lascia aperti molti interrogativi su come simili questioni verranno affrontate in futuro e sul ruolo che enti regolatori come Agcom giocheranno nel plasmare il paesaggio dei media italiani.

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