Bussone (Uncem): “Il governo sblocchi i dieci milioni per la tv”
- nmkstudio
- 17 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Il Mise quest’estate nel Dl Aiuti bis ha scelto il satellite di tivùsat per riaccendere il piccolo schermo in molte comunità montane. Ma ancora oggi mancano i decreti attuativi -

Il 2022 non è stato un anno facile per la televisione digitale terrestre. Gli italiani hanno dovuto fronteggiare l’introduzione di nuove codifiche per l’alta definizione (MPEG-4, dall’8 marzo); un progressivo processo di refarming delle frequenze (terminato il 30 giugno); e la completa dismissione della vecchia standard definition (il 20 dicembre è andata in pensione la codifica MPEG-2). Il tutto in vista, chissà quando, del lancio del DVB-T2, il digitale terrestre di nuova generazione.
Un anno complicato, insomma, condito da antennisti, dall’acquisto di nuovi televisori, decoder o Cam, e da continue risintonizzazioni dei canali. Eppure c’è chi in Italia la televisione continua a non vederla, o magari la vede solo in parte e nei giorni fortunati. Si tratta delle comunità montane, circa 3.800 comuni con una popolazione stimata tra gli otto e i dieci milioni di persone. Luoghi in cui le vecchie antenne non riescono a trasportare il segnale, in cui la banda larga è spesso solo un miraggio e dove il governo – con incentivi ad hoc - sta caldeggiando di installare le parabole, ed in particolare tivùsat.
Questa piattaforma satellitare gratuita, infatti, non solo raggiunge l’intero territorio italiano. Ma lo fa con una qualità dell’offerta impensabile per il digitale terrestre. Basti pensare che annovera oltre 130 canali tv, tra cui più di 70 in Hd. Un palinsesto dove non mancano le esclusive, a partire dai sette canali in altissima definizione tra i quali Rai4K che ha appena trasmesso i Mondiali di calcio in Qatar e il 73esimo festival di Sanremo. Per non parlare di tutte le edizioni dei telegiornali regionali Rai in alta qualità. Per fare il punto sul difficile binomio tv-montagna, abbiamo intervistato Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale comuni e comunità enti montani.
Quanti comuni, al termine dello switch off, hanno ancora problemi di ricezione della tv?
“Non siamo in grado di dire esattamente quanti comuni registrano ancora problemi di ricezione parziale o totale del segnale. Solo al Mise hanno la mappa precisa degli impianti, di quelli riaccesi e di quelli purtroppo rimasti spenti per assenza di fondi o di frequenze o per volontà degli editori, a partire da Mediaset. Posso solo dire che continuiamo a ricevere centinaia di segnalazioni per disservizi dagli amministratori locali e anche dai cittadini”.
L’articolo 28 del Dl Aiuti bis stanzia 2,5 milioni per i ripetitori degli enti locali e 7,5 milioni per aumentare i voucher per la dotazione satellitare.
“Tutti i parlamentari della passata stagione si erano presi il merito di questo stanziamento richiesto da noi in primavera. Il problema è che di quei soldi ad oggi non c’è traccia. Noi come Uncem proprio in queste settimane abbiamo scritto al ministero competente per chiedere notizia di questi fondi e soprattutto i decreti attuativi”.
Come si spiega questo silenzio del Palazzo?
“Che Roma sia lenta lo sappiamo tutti, così come sappiamo che un impatto lo avrà avuto il cambio di governo e quindi dei ministri, dei capi dipartimento e quant’altro. Lentezze nel prendere in mano i dossier ereditati sono fisiologiche, ora però serve qualcuno che quei fascicoli li rimetta sulla scrivania, li apra e soprattutto prenda contatto con noi che ce ne stiamo occupando e stiamo sui territori”.
Cosa chiedete?
“Come questi fondi verranno spesi, mancano i decreti attuativi con modalità operative e procedure per l’attuazione degli interventi”.
Partiamo dai ripetitori del digitale terrestre.
“Premesso che 2,5 milioni non basteranno, serve un lavoro raffinato per aiutare i sindaci a scegliere la cosa migliore da fare. Anche perché alcuni ripetitori non potranno comunque essere riaccesi. Non hanno solo un problema tecnologico, ma anche di conflitto di frequenze”.
Insomma un percorso tortuoso. La via maestra resta il satellite di tivùsat.
“Non ho dubbi. Non a caso sappiamo che molti residenti, quelli che se lo potevano permettere, non vedendo più la tv sono corsi ai ripari e sono saliti a bordo di questa piattaforma satellitare. Resta il problema per chi non ha i fondi e bisogna evitare sperequazioni sociali. La tv, soprattutto il servizio pubblico, è un diritto dei cittadini. E poi c’è il problema delle seconde case”.
Parliamo dei bonus tv.
“Bene l’innalzamento a 50 euro dei voucher per il satellite, ma non è chiaro se riguarderanno solo i decoder e le tv o anche l’installazione delle parabole. E anche su questo abbiamo chiesto un approfondimento al ministero. E poi dobbiamo capire esattamente a chi vanno i bonus: solo ai residenti o anche ai proprietari di seconde case; in quali comuni; e come potranno essere utilizzati. Occorre definire il decreto attuativo e lavorare per accompagnare i territori”.
Servirà anche una campagna di comunicazione? “La migliore è quella che potranno fare i sindaci sui territori, prima vediamo che fine hanno fatto questi dieci milioni e chiariamone il perimetro di utilizzo”.
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